
GALESO: Un tesoro ancora tutto da ri-scoprire
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10/03/2008 | Kikka8021
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Come si può? Come è possibile?
Come è possibile che tanti tarantini non conoscano il territorio in cui sono nati, in cui vivono.. provvisto, ad insaputa dei più - a quanto pare - di bellezze dal valore storico, culturale, paesaggistico inestimabile, a dir poco.
E fino ad ora, purtroppo, anche la sottoscritta ha fatto parte di questo stuolo di gente che ignora l'esistenza di un posto tanto incantevole, quanto dannatamente relegato a discarica estemporanea.
Il fiume Galeso.. un tesoro, a mio avviso, ancora tutto da scoprire.
“ma perché.. a Taranto c'è un fiume?” ..Ebbene sì, è anche questa una delle risposte che ha generato il mio massimo sconcerto.. risposta che ho ricevuto anche da persone, ragazzi, come me, che vivono, girano, viaggiano.. magari conoscono il latino, preparano le loro arringhe da esporre in tribunale, ragazzi, dunque, anche dal livello culturale piuttosto elevato che però evidentemente non si sono mai più di tanto curati del “proprio” mondo, quello a loro più prossimo, quello intriso di cultura, storia, tradizione millenaria.
[img src=/data/rubriche/jo8wnfgc6dv6jbmcwciy1205159458.jpg alt=Immagine>
È un po' la pecca di noi tarantini questa, una grossa pecca.. che tante volte ha pregiudicato e tutt'ora pregiudica il destino di questa nostra meravigliosa, se pur tormentata città.
È da qualche settimana che su internet gira una mail il cui titolo recita “sei tarantino se..”, in cui vengono enumerati una serie di comportamenti tipici del “tarantino medio”. Tra i tanti, taluni hanno provocato decisamente la mia ilarità.. altri, invece, mi hanno spinto ad una riflessione: tipico di noi tarantini, infatti, è lodare, fin quasi alla nausea a volte, la nostra terra d'origine, nel momento in cui viviamo al di fuori dei nostri confini, costretti magari da motivi di lavoro. Poi però, quando siamo “a casa”, ci comportiamo in maniera del tutto opposta a ciò che le intenzioni dei nostri panegirici in terra straniera, porterebbero a pensare.
Non so se questo atteggiamento comune sia provocato da un gene “malato” (questa dannata indolenza) presente nella nostra città.. l'auspicio è che non sia così.. certo, è difficile “estirpare” i comportamenti (ed i “non comportamenti”) radicati di una comunità. Personalmente mi piacerebbe che fosse solo un problema di scarsa informazione.
A tal proposito, vorrei rendere partecipi i miei concittadini (e, nello specifico, gli utenti di questa community) del sommo stupore e compiacimento generati in me nel momento in cui sono venuta a conoscenza di questo luogo fantastico, ricco di storia, di passato.. un passato glorioso che dovrebbe renderci fieri di abitare questa nobile terra.
Il Galeso è un piccolo grande tesoro, dunque.. un corso d'acqua di origine carsica di circa 900 m, la cui sorgente è ubicata alla confluenza delle gravine di Mazzaracchio e della Felicia, che si riversa nel Primo Seno del Mar Piccolo, lungo le sue coste settentrionali.
Virgilio (sì, proprio lui, lo stesso Virgilio dell'Eneide) lo definì “niger”, cioè "fiume ombroso", proprio perché attratto dal colore che esso assumeva per il riflesso dei folti e ombrosi alberi di eucalipto che vi si specchiavano e per il colore bluastro delle alghe che emergevano dal fondo. La tradizione vuole che proprio su queste sponde il poeta mantovano abbia composto le egloghe e abbia tratto ispirazione per le Georgiche.
Il poeta venosino Quinto Orazio Flacco si augurava, se non avesse potuto finire i suoi giorni nell'amata Tivoli, di poter venire al Galeso tanto caro.
Più recentemente le sue acque hanno ispirato: Tommaso Niccolò D'Aquino nelle sue Deliciae Tarantinae, Giovanni Pascoli in Senex Corycius e Adolfo Gandiglio in Prope Galaesum.
È proprio in virtù di questa lunga tradizione che mi chiedo “com'è possibile?”
[img src=/data/rubriche/0ikactwltenqo3kdkinx1205159505.jpg alt=Immagine>
Chiaramente, lo stato di abbandono e lo scarso interesse fino a qualche tempo fa manifestato da parte delle istituzioni e dei tarantini stessi, hanno fatto sì che questo luogo al momento celi, per lo meno agli occhi dei meno attenti (parlo di attenzione e non di sensibilità, anche se forse sarebbe il caso di farlo) il suo altissimo potenziale.
Colori incantevoli, paesaggi sorprendenti, scorci degni di illustrazioni di un libro di fiabe..da un lato. Immondizia, rifiuti di ogni genere, siringhe e copertoni.. dall'altro..
Un degrado cui fortunatamente la Provincia di Taranto ha cominciato a porre rimedio attraverso interventi di recupero del sito.
È anche in fase di realizzazione un interessantissimo progetto volto alla valorizzazione ed alla conservazione delle aree oggetto di intervento, mediante operazioni di bonifica, di riqualificazione paesaggistica e naturalistica.
L'obiettivo è effettuare un restauro “filologico” del bacino del fiume Galeso, rimuovendo o contenendo le offese inferte dalla poca avvedutezza dell'uomo.
A lavori ultimati l'intero bacino assumerà la configurazione di un parco di interesse culturale che potrà rivolgersi ad un articolato bacino di utenza: al mondo universitario, così come al mondo della scuola, al mondo della cultura, degli appassionati della natura e del paesaggio.
[img src=/data/rubriche/2ukrysjsnckpspv99rxh1205159642.jpg alt=Immagine>
Ma anche e soprattutto a noi, tarantini e “tarantofili” (consentitemi il neologismo), ripudianti degli abulici.. noi, innamorati della nostra terra e desiderosi di riappropriarci della nostre radici e delle nostre ricchezze.
kikka8021
Come è possibile che tanti tarantini non conoscano il territorio in cui sono nati, in cui vivono.. provvisto, ad insaputa dei più - a quanto pare - di bellezze dal valore storico, culturale, paesaggistico inestimabile, a dir poco.
E fino ad ora, purtroppo, anche la sottoscritta ha fatto parte di questo stuolo di gente che ignora l'esistenza di un posto tanto incantevole, quanto dannatamente relegato a discarica estemporanea.
Il fiume Galeso.. un tesoro, a mio avviso, ancora tutto da scoprire.
“ma perché.. a Taranto c'è un fiume?” ..Ebbene sì, è anche questa una delle risposte che ha generato il mio massimo sconcerto.. risposta che ho ricevuto anche da persone, ragazzi, come me, che vivono, girano, viaggiano.. magari conoscono il latino, preparano le loro arringhe da esporre in tribunale, ragazzi, dunque, anche dal livello culturale piuttosto elevato che però evidentemente non si sono mai più di tanto curati del “proprio” mondo, quello a loro più prossimo, quello intriso di cultura, storia, tradizione millenaria.
[img src=/data/rubriche/jo8wnfgc6dv6jbmcwciy1205159458.jpg alt=Immagine>
È un po' la pecca di noi tarantini questa, una grossa pecca.. che tante volte ha pregiudicato e tutt'ora pregiudica il destino di questa nostra meravigliosa, se pur tormentata città.
È da qualche settimana che su internet gira una mail il cui titolo recita “sei tarantino se..”, in cui vengono enumerati una serie di comportamenti tipici del “tarantino medio”. Tra i tanti, taluni hanno provocato decisamente la mia ilarità.. altri, invece, mi hanno spinto ad una riflessione: tipico di noi tarantini, infatti, è lodare, fin quasi alla nausea a volte, la nostra terra d'origine, nel momento in cui viviamo al di fuori dei nostri confini, costretti magari da motivi di lavoro. Poi però, quando siamo “a casa”, ci comportiamo in maniera del tutto opposta a ciò che le intenzioni dei nostri panegirici in terra straniera, porterebbero a pensare.
Non so se questo atteggiamento comune sia provocato da un gene “malato” (questa dannata indolenza) presente nella nostra città.. l'auspicio è che non sia così.. certo, è difficile “estirpare” i comportamenti (ed i “non comportamenti”) radicati di una comunità. Personalmente mi piacerebbe che fosse solo un problema di scarsa informazione.
A tal proposito, vorrei rendere partecipi i miei concittadini (e, nello specifico, gli utenti di questa community) del sommo stupore e compiacimento generati in me nel momento in cui sono venuta a conoscenza di questo luogo fantastico, ricco di storia, di passato.. un passato glorioso che dovrebbe renderci fieri di abitare questa nobile terra.
Il Galeso è un piccolo grande tesoro, dunque.. un corso d'acqua di origine carsica di circa 900 m, la cui sorgente è ubicata alla confluenza delle gravine di Mazzaracchio e della Felicia, che si riversa nel Primo Seno del Mar Piccolo, lungo le sue coste settentrionali.
Virgilio (sì, proprio lui, lo stesso Virgilio dell'Eneide) lo definì “niger”, cioè "fiume ombroso", proprio perché attratto dal colore che esso assumeva per il riflesso dei folti e ombrosi alberi di eucalipto che vi si specchiavano e per il colore bluastro delle alghe che emergevano dal fondo. La tradizione vuole che proprio su queste sponde il poeta mantovano abbia composto le egloghe e abbia tratto ispirazione per le Georgiche.
Il poeta venosino Quinto Orazio Flacco si augurava, se non avesse potuto finire i suoi giorni nell'amata Tivoli, di poter venire al Galeso tanto caro.
Più recentemente le sue acque hanno ispirato: Tommaso Niccolò D'Aquino nelle sue Deliciae Tarantinae, Giovanni Pascoli in Senex Corycius e Adolfo Gandiglio in Prope Galaesum.
È proprio in virtù di questa lunga tradizione che mi chiedo “com'è possibile?”
[img src=/data/rubriche/0ikactwltenqo3kdkinx1205159505.jpg alt=Immagine>
Chiaramente, lo stato di abbandono e lo scarso interesse fino a qualche tempo fa manifestato da parte delle istituzioni e dei tarantini stessi, hanno fatto sì che questo luogo al momento celi, per lo meno agli occhi dei meno attenti (parlo di attenzione e non di sensibilità, anche se forse sarebbe il caso di farlo) il suo altissimo potenziale.
Colori incantevoli, paesaggi sorprendenti, scorci degni di illustrazioni di un libro di fiabe..da un lato. Immondizia, rifiuti di ogni genere, siringhe e copertoni.. dall'altro..
Un degrado cui fortunatamente la Provincia di Taranto ha cominciato a porre rimedio attraverso interventi di recupero del sito.
È anche in fase di realizzazione un interessantissimo progetto volto alla valorizzazione ed alla conservazione delle aree oggetto di intervento, mediante operazioni di bonifica, di riqualificazione paesaggistica e naturalistica.
L'obiettivo è effettuare un restauro “filologico” del bacino del fiume Galeso, rimuovendo o contenendo le offese inferte dalla poca avvedutezza dell'uomo.
A lavori ultimati l'intero bacino assumerà la configurazione di un parco di interesse culturale che potrà rivolgersi ad un articolato bacino di utenza: al mondo universitario, così come al mondo della scuola, al mondo della cultura, degli appassionati della natura e del paesaggio.
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Ma anche e soprattutto a noi, tarantini e “tarantofili” (consentitemi il neologismo), ripudianti degli abulici.. noi, innamorati della nostra terra e desiderosi di riappropriarci della nostre radici e delle nostre ricchezze.
kikka8021
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