Quando Mezzago diventa Seattle

Quando Mezzago diventa Seattle

Mudhoney al Bloom di Mezzago il 17/05/2015
 
Qual è la prima cosa che ti viene in mente se dico "Seattle"? Se ami il rock e sei cresciuto ascoltando Nirvana, Pearl Jam, Soundgarden e
Mudhoney tutto quello che pensi è GRUNGE. 
Il grunge in carne ed ossa era sul palco del Bloom di Mezzago ieri sera, sotto forma di quattro scatenatissimi Mudhoney che dopo 27 anni di carriera sono ancora lì, a rockeggiare. 
Lo storico locale, ha ospitato un live che gli amanti del rock anni '90 e i fan della "Sub Pop" non hanno potuto perdersi. 
I Mudhoney nascono a Seattle nel 1988;sono considerati come la band che incarna alla perfezione il genere grunge e la migliore riuscita dell'etichetta indipendente Sub Pop Records.
Tutti voi vi starete chiedendo il segreto del loro successo. In un'epoca piena di novità come la nostra, dove nascono band e musicisti praticamente ogni giorno, cos'avranno mai questi Mudhoney per riempire i palchi di tutto il mondo dopo 30 anni?
Basta ascoltarli anche solo dieci minuti per capirlo. I Mudhoney hanno una carica invidiabile, continuano a creare suoni garage, misti a garage-punk e sonorità blues ma allo stesso tempo alternative, il tutto condito dalla voce di Mark Arm.
Poco dopo le 21 l'atmosfera viene scaldata da Barton Carrol, la sua chitarra acustica e il suo folk tradizionale americano. Anche lui di Seattle allieta il pubblico in un live molto tranquillo di un oretta. Sembrerebbe proprio la quiete PRIMA della tempesta; non appena i quattro prendono posto sul palco, il locale si riempie e la gente inizia a scatenarsi senza ritegno. 
I volumi si fanno ben più alti e via via si ripercorrono i successi vecchi e nuovi dei nove album della band; partendo da "Poisoned Water" per continuare con "Sweet Young Thing Ain't Sweet No More" e la mitica "Touch Me I'm Sick". 
Tra il pubblico parte il pogo e l'atmosfera è sempre più scatenata. La folla è in delirio e il mio cuore batte a ritmo delle bacchette di Dan Peters e dei bassi di Guy Maddison; la voce e le urla di Mark sono da pelle d'oca e gli assoli di Steve Turner da capogiro. 
In conclusione "Chardonnay"(anche se più che "I hate you Chardonnay" avrebbe dovuto cantare "I love you Vermentino",vino italiano che Mark apprezza moltissimo e lo ripete più volte durante l'ultima parte del live) e "The Only Son of the Widow from Nain". 
Lasciamo così il Bloom, sempre con la gioia nel cuore ma anche con un po' di nostalgia dei nostri anni '90...
 
 
Testo di Daniele Spread
Foto di Guenda Casuccio

Articoli correlati

Recensioni

Bedouin: nuovo singolo e residenza al Pacha

20/03/2023 | spadaronews

Dopo il successo del primo singolo “voices in my head”, gli eclettici bedouin presentano “aliens”, il secondo singolo che anticipa “temple of dreams”, il loro...

Recensioni

Kobra, il primo disco di Heleni

03/03/2023 | spadaronews

Si intitola “kobra” ed esce su tibetania records il singolo di debutto di heleni, disponibile in digitale negli store musicali da giovedì 2 marzo 2023 (oggi).   ...

Recensioni

Filippo Marcianò e Sergio Sironi, dalla Combriccola alla Stramilano domenica 15 maggio 2022

13/05/2022 | lorenzotiezzi

        filippo marcianò e sergio sironi saranno in piazza duomo, domenica 15 maggio, sul palco, alla partenza delle gare non competitive della stramilano, all...

424677 utenti registrati

17084900 messaggi scambiati

17544 utenti online

27948 visitatori online