Good Charlotte - Generation RX

Good Charlotte - Generation RX

Chi scrive aveva lasciato i Good Charlotte nei primi anni 2000, quando MTV era il canale musicale per eccellenza  e trasmetteva in rotazione “I Just Wanna Live” o, per chi la ricordasse ancora, “I Don't Want To be In Love”, altro pezzo molto amato dagli adolescenti di allora e dalla fanbase del combo americano, all'epoca sempre più in crescita. Quattordici anni e molti dischi dopo, con annessi successi collezionati lungo la via, i gemelli Madden si ritrovano a fare i conti con la propria esistenza, poiché, si sa, l'età avanza per tutti e, di conseguenza, arriva sempre il fatidico momento nel quale l'essere umano deve fronteggiare alcune importanti faccende. Rilegata, quindi, l'adolescenza e la giovinezza in un cassetto, Benji e Joel si trovano a fare il punto della propria vita, tralasciando quel “lifestyle” tanto caro ai ricchi e ai famosi, come marcato in un loro celebre brano, quel mondo di finta apparenza fatta di festini e sbrilluccichio per interfacciarsi con una nuova realtà, una nuova fase di vita (i “ragazzi” sono ormai prossimi ai 40), una maturità che, per una serie di ragioni, si riflette anche sull'evoluzione musicale della band del Maryland.
Archiviata, quindi, quella parentesi punk/pop che ha caratterizzato gran parte della carriera dell'ensemble statunitense, i nostri hanno decisamente optato per un approccio più ridotto, ma allo stesso tempo più solido e più assimilabile: da subito, l'ascolto risulta diretto, deciso, proprio per questo “stravolgimento” stilistico, dove si evince sia una maturità musicale nel sound e nel songwriting, che personale, dove i nove brani in scaletta tendono a denunciare problematiche sociali che, tuttora, sono fortemente presenti nella vita di ogni giorno. Rispetto al passato, non abbiamo più a che fare con quell'atmosfera gioiosa, spensierata ed adolescenziale presente sin dai primi lavori della band, indirizzati all'epoca ad un target più giovane.
Un disco, questo, dalle forte tinte malinconiche, cupe, che si fa manifesto di denuncia sociale, volta anche a rappresentare a tutti gli effetti una sorta di “passaggio di rito”, quello dall'adolescenza all'età adulta, una fase certamente più complessa e contraddistinta da problemi che, spesso, ci si ritrova a dover necessariamente affrontare con più razionalità e più serietà. Nove, quindi, sono le tracce nelle quali, passo dopo passo, vengono affrontate tematiche importanti che tuttora, purtroppo, colpiscono la generazione odierna,  quali malattie mentali, depressione, mancanza di autostima (“Self-Help”), violenza ed abusi (“Better Demons”), suicidio (“Actual Pain”) e, ancora, gestione di rapporti non sempre felici (“Shadowboxer”).
I Good Charlotte non sono più quei ragazzini con la cresta colorata, il cui sound pop nei primi anni 2000 faceva faville in radio e in tv tra i giovani. Quei ragazzi, finalmente, sono cresciuti e, come tutti, si sono ritrovati a fare i conti con ciò che la vita stessa, purtroppo o per fortuna, offre giorno dopo giorno: successi, gioie ma anche problematiche e dolori. “Generation RX” è, quindi, un disco molto forte, cupo, maturo, finora forse la miglior release partorita dalle menti dei gemelli Madden. Una gemma di rara bellezza che si fa portavoce dei problemi delle nuove generazioni, sottolineando l'importanza di problematiche molto diffuse, alle quali, spesso, si tende a non prestare particolarmente attenzione, favorendo invece l'omertà nelle sue più svariate forme. Una denuncia, quella effettuata dai fratelli Madden, ancora più forte e significativa proprio per far aprire ulteriormente gli occhi a coloro che, purtroppo, tendono a nascondere la testa dentro la sabbia. Un disco, quindi, caratterizzato da un messaggio profondo che, nel corso di nove tracce appena, mette nero su bianco argomenti attuali che riflettono l'esistenza odierna, le complessità dell'essere umano il cui costante grido d'aiuto, celato dall'insicurezza e dalla paura, spesso viene soffocato per mancanza di coraggio e di supporto.

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