Nightguide intervista Giulia Tudisco

Nightguide intervista Giulia Tudisco

Giulia Tudisco, musicista e cantante di origine romana, sta per rilasciare il suo primo disco solista nel Regno Unito. Il suo EP di prossima uscita, “Like Water” vuole rappresentare una raccolta di storie di vite vissute e di emozioni, raccontate e descritte dalla voce di Giulia accompagnata dagli arrangiamenti del produttore anglosassone Peter Leach con cui ha lavorato alla realizzazione del disco a Leeds, UK.
Avendo realizzato un disco che verrà presto pubblicato nel mercato discografico inglese ed americano, Giulia Tudisco ha sentito la necessità di presentarlo in anteprima - il 5 Aprile 2018 - tra amici e familiari, nella città che da sempre occupa il primo posto nel suo cuore: la splendida Roma.
La serata, ospitata dal locale di Via dei Luceri: “San Belushi”, sarà una rappresentazione del viaggio cominciato da Giulia all'inseguimento dei propri sogni e nella coltivazione del proprio talento musicale che l'ha portata a conoscere e collaborare con altri talenti sia nel Regno Unito, che nella Capitale del Bel Paese. Per quest'occasione, Giulia Tudisco verrà accompagnata dal suo produttore e batterista inglese Peter Leach (che ha collaborato con Ken Scott, Matt Deighton, Utah Saints e Pausini) e due amici veronesi: il compositore e cantautore Francesco Ceriani (Studio di registrazione Sotto al Mare, Laura Pausini) alle tastiere ed il bassista Matteo Vallicella (Bestoff, Yamaha Jazz events).
A condividere la serata con Giulia e la band ci saranno il viaggiatore e cantautore romano Luca Carocci assieme al suo produttore Marco Fabi.
In attesa di questo atteso concerto - evento, Leslie Fadlon l'ha intervistata. Ecco cosa si sono dette.

 
Ciao Giulia e complimenti per il tuo Ep. Ma raccontaci, come sei finita da Roma a Leeds?

Ciao Leslie! Grazie mille. Mi sono trasferita a Leeds nel 2015 per studiare e fare esperienza all'estero, ma ho subito scoperto che la scena musicale inglese offre molte più possibilità di quella romana, specialmente per una cantautrice che scrive in inglese... diciamo che lo studio è passato in secondo piano!

Come nasce “Like Water”?

''Like Water'' è stato, per un bel po', il mio sogno nel cassetto. Quando vivevo a Roma suonavo e cantavo in una band prog-rock, ma ho sempre voluto fare un disco con sonorità più acustiche e “pop”. Questa mia voglia mi ha spinto a scrivere pezzi acustici e lasciarli nel cassetto, fortunatamente ho conosciuto Peter che mi ha offerto un'opportunità per tirarli fuori. 

Vivere in Inghilterra ti ha influenzato più dal punto di vista delle sonorità o delle tematiche?

Un po' entrambe le cose. Sono cresciuta ascoltando cantautori anglofoni, quindi le sonorità ormai sono parte del mio DNA. In questo l'Inghilterra mi ha aiutato a renderle più personali; quando mi sono messa a confronto con altri musicisti, condividendo palchi e serate, mi sono pian piano resa conto di chi sono come artista, ma soprattutto di chi non voglio essere.
Per le tematiche l'Inghilterra è stata fondamentale. C'è questo tema ricorrente nel disco che è la voglia di riscatto, la voglia di scappare per poi poter affermare la propria vittoria. Ed è esattamente come ho vissuto il mio trasferimento, come un nuovo inizio. Ed è stata una vittoria in quanto
, trasferendomi a soli 18 anni, sono riuscita a non scappare a gambe levate dopo qualche giorno! ​

E dalla tua esperienza, ritieni più facile suonare come emergenti in Italia o in Uk? 

Per quanto mi faccia male dirlo, l'Inghilterra è nettamente più avanti. Quando mi sono trasferita, non conoscevo nulla di Leeds, ma trovavo serate semplicemente entrando nei locali e lasciando le mie informazioni dietro uno scontrino abbandonato sul bancone. E loro mi chiamavano, e se gli piacevo, mi richiamavano. Così mi sono creata il mio network di musicisti e locali. A Roma, invece, non sempre sono stata presa sul serio: non sono quasi mai stata riconosciuta come musicista, ed è stato difficile girare per la città e far girare la mia musica. 

Hai lavorato con il produttore Peter Leach: come è avvenuto il vostro incontro? 

Peter ed io ci siamo conosciuti ad una festa di capodanno di due anni fa a Verona. La cosa che fa ridere è che ho deciso di andare a trovare un'amica di Verona all'ultimo minuto ed a quella festa neanche volevo andarci, non conoscendo nessuno. Alla fine amici di amici ci hanno presentati: lui viveva a Verona ma si era da poco trasferito a Leeds e cercava qualcuno da registrare, ed io cercavo qualcuno che mi producesse. Fortunatamente abbiamo idee e influenze musicali molto simili che ci hanno portato ad esser produttivi fin da subito. 

Il pezzo dell'EP che ti emoziona di più suonare? 

Avendo preso ispirazione da fatti personali, devo dire che mi emozionano un po' tutti. Quando suono i miei pezzi la mia mente si catapulta alle sensazioni esatte che provavo quando li ho scritti.
Una che mi emoziona particolarmente però, è Mother in a Homeless Sky, la terza canzone dell'EP, che ho dedicato a mia nonna che è venuta a mancare quando avevo  14 anni. Quel momento della mia vita è stato un giro di boa importantissimo, sono maturata tanto. Ci ho messo un po' a scriverle una canzone, e riuscire a registrarla è stata un'esperienza catartica. 


 
Hai scelto di presentare l'EP in anteprima nella città che è al primo posto del tuo cuore: Roma.  Che cosa stai organizzando per l'attesissima serata al “San Belushi”? 

Devo essere onesta, sono molto emozionata, essendo la prima volta che suonerò da solista nella mia città natale. Verranno a suonare con me il mio produttore e batterista Peter Leach, il tastierista e polistrumentista Francesco Ceriani e il bassista Matteo Vallicella, dei super musicisti di Verona. 
L'idea è di trasportare a Roma le sensazioni che provo quando mi esibisco a Leeds : l'ultima volta che mi sono esibita da headliner a Roma era con i Flashback, la mia band prog-rock, mentre adesso sono Giulia Tudisco, la ragazza che porta con se' tutti gli insegnamenti ricavati dalla scena musicale inglese e che non vede l'ora di imbracciare la chitarra per farvi sentire i risultati. Oltre al disco, proporremo anche qualche cover pescate da vari generi, ma riarrangiate e avvicinate al mio sound.
Inoltre, il mio amico e straordinario cantautore Luca Carocci verrà a suonare due pezzi con me. Non vedo l'ora! 


 
Sei giovanissima ma sembri avere le idee molto chiare: quando hai capito che avresti voluto diventare una rockstar? 

Intanto ti ringrazio, avere le idee chiare nel mondo della musica non è facile! Ho respirato musica da sempre: mio padre suona un po' di tutto mentre da mia madre ho preso i suoi anni '70! I primi ricordi di voler fare musica risalgono a quando consumavo le cassette dei live di Bruce Springsteen, ed il duetto di Tina Turner e Mick Jagger al Live Aid del 1985. Rimasi estasiata dalla loro presenza scenica e da lì la musica ha sempre avuto un ruolo centrale nella mia vita: ho cominciato col pianoforte, poi desideravo una batteria ma ho perso la battaglia con i miei genitori e mi sono dovuta “accontentare” di una chitarra. 

E chi sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato? 

Si, uno su tutti è Bruce Springsteen. Mi influenza su tutti i fronti: il modo di scrivere i testi, la sua presenza scenica, i suoi arrangiamenti semplici ma efficaci. Insomma, per me è un Maestro, e ho ancora molto da imparare da lui! Di italiano, invece, Fabrizio de Andre'. Dal punto di vista di testi è molto simile a Springsteen, racconta storie. Mi ha sempre affascinato la sua personalità, sia come persona che come musicista. Lo considero un vero e proprio genio, è riuscito a mescolare cantautorato, musica progressive e etnica (la sua collaborazione con la PFM per esempio) e alternare italiano e genovese pur restando se' stesso. E' un vero e proprio esempio di forte identità musicale, quella che secondo me manca ai giorni d'oggi.
Recentemente mi sono aperta a tutti i generi, cercando di prendere diversi spunti da ogni genere senza pregiudizi, e stanno venendo fuori esperimenti interessanti.


Quelli con cui vorresti collaborare? 

Ci sono veramente tanti artisti che stimo e con cui vorrei collaborare. Mi piacerebbe sperimentare in italiano, magari fare un featuring con Motta, Afterhours o Paolo Benvegnù!
In inglese mi piacerebbe lavorare a quattro mani con Brian Molko dei Placebo, magari fare un disco acustico con Myles Kennedy.. Lascio perdere Springsteen perché ne ho già parlato abbastanza! 


C'è un palco preciso nei tuoi sogni? 

No, non direi. Ora come ora il mio obbiettivo è toccare più persone possibili divertendomi con la mia musica. Prima di tutto vorrei far trasparire la mia personalità, poi, se i palchi importanti dovessero arrivare, sarebbe una soddisfazione immensa. 

Per chiudere..quali sono i tuoi prossimi progetti? 

Sto scrivendo i pezzi per il disco nuovo. Quest'estate mi sposto a Londra, e comincio un altro capitolo musicale. Come sempre, cercherò di suonare il più possibile e spero di dare il via alle registrazioni in autunno 2018 / inverno 2019. La chiave rimane sempre divertirsi, cercherò di tenerlo sempre a mente, qualunque progetto si concretizzi!
 


Info on:
www.giuliatudisco.com
www.facebook.com/giuliatudiscomusic/

 

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