Incontro ravvicinato con Gianfranco Spinazzi, autore del libro "La Zanzara muta"

Incontro ravvicinato con Gianfranco Spinazzi, autore del libro "La Zanzara muta"

Gianfranco Spinazzi è nato a Barcellona nel 1941 e vive a Venezia. Esordisce nella narrativa nel 1997 con il romanzo “Le Fototette” (Supernova Edizioni). Per la stessa casa editrice nel 2001 pubblica “Foghera a Venezia. C'erano una volta i cinematografi” (finalista Premio Calvino). Sempre per Supernova Edizioni “AAA Venezia cercasi” è del 2011. Per Tragopano Edizioni pubblica nel 2013 “Pagine Elisha”, nel 2014 la trilogia sulle “Botteghe veneziane”, nel 2015 la raccolta di racconti “La catastrofe degli elementi” e nel 2016 “Clessidra”. “La zanzara muta” (Tragopano Edizioni, 2018) è la sua ultima fatica letteraria: un'opera sofferta e intensa sull'incontro e sul complicato dialogo tra due anziani in cerca di comprensione e redenzione.
 
 
«I due protagonisti di La zanzara muta sono portatori di una visione del mondo da una parte irrazionale ma in certi momenti anche lucida e purtroppo molto attuale. Due anziani emarginati, che trascinano la loro solitudine e la loro rabbia finché non si scontrano in un rapporto che cambierà forse per sempre le loro vite. Quanto di lei, delle sue esperienze e delle sue riflessioni ha riversato nella loro caratterizzazione?». Esperienze nessuna, riflessioni molte. Ciò che mi interessava era trasportare le mie riflessioni in un credibile composto di vecchiaia e infanzia, al fine di comporre un quadro vissuto che risultasse più che altro mentale. Da vecchi si pensa molto, lucidamente o follemente, razionalmente o irrazionalmente. Il pensiero irrazionale non è detto che manchi di lucidità, vale appunto come pensiero, pensare di essere il Re della Cina o un elefante non cozza contro la ragione dal momento che si sa di non essere come possiamo pensare di essere (purtroppo il vecchio che rincorre l'infanzia non è un bambino che crede nelle favole). Mi interessava trasferire nei due “vecchi” l'inesauribilità del pensare come riscatto all'esaurita capacità di agire. Come premio alla vecchiaia, tanto “cattiva” quanto impotente perché dedita solo al pensiero, ecco la Zanzara Muta! Il paradosso, l'ossimoro, la favola che ha dimora nel solo pensiero e in ciò che mi premeva fare: letteratura. Si intende con le mie modeste possibilità.
 
«Lei è uno scrittore molto prolifico, con una carriera ventennale. Cosa le ha insegnato il mestiere di inventare e scrivere storie, e quali consigli vuole dispensare a chi vorrebbe intraprendere la stessa strada?». Sono innanzitutto un lettore. Ho iniziato a scrivere tardi, oltre i 50 anni, e da allora non ho smesso. Cosa mi ha insegnato lo scrivere? Molto e tutto, se considero che l'atto dello scrivere è già un tentativo di comporre il tutto e il molto. In questo non c'è differenza tra il grande scrittore e il modesto scrittore, ciò che cambia è il risultato, ma l'investimento è lo stesso: esprimere la totalità. Anche la più circoscritta ambientazione letteraria contiene tante di quelle parole che è impossibile non tentino di racchiudere la misura totalizzante della vita. Dire che lo scrivere insegni la vita non è ammesso, quel che è certo è che insegna a esprimerla nel Libro. E il Libro è la vita stessa. Non esiste metafora migliore della pagina. Non esiste migliore circolarità del Libro. Si legge ciò che è scritto. Leggere è atto e metafora: si legge la pittura, si legge l'architettura, per non parlare della musica, si legge il volto degli uomini, si leggono i movimenti delle mani e i passi dei piedi... Per chi vuole scrivere consiglio di leggere, e nel caso specifico, “tecnico”, di rileggere e rileggere e rileggere ciò che si scrive. Ho fatto mio il paradosso di Samuel Johnson rivolto agli aspiranti scrittori; “Nel leggere quanto avete scritto cancellate tutto quello che vi piace troppo”.
 
«Come giudica la realtà dell'editoria italiana?». Domanda impegnativa. L'industria della cultura e in particolar modo della letteratura non incute scandalo, niente da recriminare che molta produzione letteraria risponda alle leggi del mercato. Non è nemmeno scandaloso che si pubblichino testi decisamente brutti, ogni industria non esprime esclusivamente una produzione ottimale. Tutto in regola insomma, se la regola è questa, e non vedo quale altra potrebbe essere. Credo peraltro sia lecito che esistano case editrici “a pagamento” (quella che ha fondato mio figlio non lo è): sognare un libro che odori di carta stampata, col nostro nome in testata, e le pagine zeppe delle parole da noi scritte al computer o a mano, non è certo un diritto acquisito, è piuttosto un vezzo che ha la legittimità del sogno, come uno sogna l'auto, la motocicletta, la crociera, il vestito nuovo. Tutti “beni” che bisogna pagare, e allora perché non pagare il “bene” di una pubblicazione che soddisfi il nostro ego? Concludo con il “romantico” consiglio alle case editrici: perché non tenere un “fondo” per finanziare lo sperimentalismo letterario, o chi per esso, qualcosa che si distingua dalla ossessiva letteratura “gialla”? Un tempo si sperimentava oggi purtroppo no.
 
«Venezia è una città che compare sullo sfondo e anche come presenza più importante in diversi suoi romanzi. In La zanzara muta essa fa risaltare ancora di più la pesante solitudine, il senso d'oppressione che provano i due protagonisti. Quanto è importante per lei l'ambientazione e il rapporto simbolico che intrattiene con la trama e i personaggi?». Sono veneziano e non potrei descrivere una città che non conosco o che conosco poco. La Venezia che descrivo nei miei romanzi non solo fa da sfondo alla solitudine, la forma in quanto promessa non mantenuta. Inganno che si ripercuote in chi l'aveva troppo investita come sposa. La città-donna si fa donnaccia, buona giusto per una o due notti d'amore mercenario per i turisti. Ma non è la sola ambientazione dei due personaggi della “Zanzara Muta”. Direi che la principale cittadinanza sia la loro mente, “sposa” tardiva che occupa le loro giornate e la loro opprimente vecchiaia. L'inaspettata condivisione di ricordi e parole sembra al momento spogliarli dalla oppressione della solitudine e dai “cattivi”pensieri; in due forse riusciranno a colmare il vuoto lasciato dalla sposa vera. È stato importante per me tentare l'approccio simbolico nello scrivere dei due vecchi. In rio terà degli Assassini si può uccidere. In calle del Cristo una suora alza la tonaca e piscia. Al colombo morto per le scale si contrappongono altri colombi che disposti in campo dei Miracoli formano il carro dell'Orsa maggiore. La toponomastica veneziana aiuta il simbolo.
 
«Nella sua “carriera” di lettore, ha mai incontrato uno o più autori che le hanno fatto fermare il cuore, e che hanno cambiato il suo modo di approcciarsi alla vita e alla letteratura?». Sarei tentato di vantarmi come lettore. Mi considero un lettore onnivoro, amo in egual misura gli scrittori più diversi tra loro, da Gadda, a Foster Wallace... Per parlare di quelli più vicini nel tempo.  Quale ragione del presunto vanto? Non considerare la lettura solo attraverso il filtro della immedesimazione, amare libri che trattano temi quanto più lontani dalla mia natura e carattere, purché scritti bene ed efficienti nell'arte della rappresentazione. Mi sono piaciuti romanzi i cui protagonisti mi hanno fatto ribrezzo. Non ho un autore che “parli al posto mio”, ma direi che mi hanno fermato il cuore (via cervello) Don Chisciotte e Amleto, così diversamente folli, quasi fratelli gemelli (entrambi nati nei primi anni del Seicento).
 
«Nel dialogo tra i due personaggi del romanzo La zanzara muta ci si rende conto di come le parole si trasformino in potenti salva vita, in divinità a cui viene implorato di portare pace a un'esistenza di affanni. Che valore riveste nella sua vita la letteratura e in generale la possibilità di uno scambio di storie ed esperienze tra gli esseri umani?». Attraverso la letteratura colgo la varietà e inesauribilità della vita, altrimenti sofferta nella pratica quotidiana come coazione ed esclusione. Più libri e più storie, più uomini, più epoche, più amori e odi... La quantità vale la qualità delle esperienze e degli scambi umani. Comunicare attraverso i libri significa tutelarsi contro il retaggio subliminale. Dialogare per metafore e citazioni non è solo nozionismo, è penetrare nell'anima delle parole, renderle non più stereotipate. Dire di qualcuno  “è questo è quest'altro”non è come sentire Amleto dire all'amico Orazio “Tu sei uomo che tutto sopporta e nulla subisce”. Quanti di noi prima di Shakespeare hanno creduto sinonimi il subire e il sopportare? In questo ha ragione Harold Bloom, vetusto cerimoniere della letteratura (lo stesso a cui non piacciono Foster Wallace e Franzen), quando dice: “Shakespeare ha inventato l'umano”. E con lui altri scrittori.
 
«A questa solitudine sofferta e tagliente che attanaglia i due protagonisti di La zanzara muta, alla solitudine non solo degli anziani ma di chiunque cammini su questo mondo, acuita da una globalizzazione spersonalizzante e da un mondo virtuale che sta soffocando le relazioni umane, secondo lei, si potrà mai porre rimedio?». Occorrerà passare attraverso qualcosa che non sia più la Rete. Propongo la metafora della letteratura. Intesa non tanto come Libro, o non soltanto come Libro, ma come riacquistata interiorità di modelli e immagini che non rispondano unicamente alla “massa” e al giovamento mediatico. Si dovrà cercare di recuperare la potenzialità inventiva, già presente in questa fase di umanità ma come dire compressa e oppressa dalla competizione. Si dovrà partire da stimoli disinteressati e poi man mano svilupparli secondo personali esigenze, preservati da cadute e troppi marcati compromessi. Propongo di chiamare in causa “l'origine”: ovvero la credibilità e la continuità che dobbiamo ai sogni e alle ambizioni.
 
 
Titolo: La zanzara muta
Autore: Gianfranco Spinazzi
Genere: Drammatico
Casa Editrice: Tragopano Edizioni
Pagine: 169
Codice ISBN: 978-88-99396-02-2
 
 
www.tragopano.it
www.facebook.com/alberto.spinazzi
www.facebook.com/TragopanoEdizioni
https://www.amazon.it/zanzara-muta-Gianfranco-Spinazzi/dp/8899396027/ref=sr_1_4?ie=UTF8&qid=1523897950&sr=8-4&keywords=tragopano
 
 
 

gianfranco spinazzi, iltaccuinoufficiostampa, interviste, letteratura, libri, narrativa, scrittori

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