''Sounds Of A Past Generation'' è il nuovo disco e nuovo progetto indie rock dei siciliani Entrofobesse: un disco che vuole ispirarsi alla perdita di benessere che accerchia una generazione ormai andata e di cui ci restano solamente suoni. Suoni qui raccontati con una profonda attenzione verso il dissenso generale che è facile provare nei confronti di sistemi che svendono strutture mentali preconfezionate, simbolo di una decadenza giunta ai propri limiti.


Il disco, che vede anche la presenza di ospiti come Carlo Natoli e il bluesman ibleo Stefano Meli, è stato registrato da Carlo Natoli e masterizzato da Lorenzo Stecconi: vedrà la pubblicazione di Seltz/Viceversa e la distribuzione di Audioglobe il 17 Giugno 2016, a sette anni di distanza dal precedente "Behind My Spike" (Wild Love, 2009), primo album degli Entrofobesse. In esso si mescoleranno con passione psichedelia, space rock, noise, super fuzz, echi 70's, atmosfere nebulose, oscure e tanto sudore, frutto della fatica di una band in continuo movimento. La copertina di ''Sounds Of A Past Generation'' prende in prestito un'opera del pittore Paolo Stefanelli:“Agonismo dell'assemblaggio umano n 1”.


 
''Sounds Of A Past Generation'' si compone di nove tracce, suonate dalla formazione composta da Tano Di Rocco, Giuseppe Randazzo, Massimiliano Di Rocco e Massimo Caruso; la prima è ''It's A Good Day To Die'' e racconta la presa di coscienza che la vita è in prima istanza il presente e che per questo va vissuta al massimo. ''Revolution Day'' è il titolo del secondo pezzo ed è caratterizzato da una ritmica iniziale che fu in assoluto una delle prime invenzioni di Tano alla chitarra e al contempo uno dei punti di partenza del disco. A tale particolarità si aggiunge il tema della rabbia e della conseguente voglia di rivolta. ''Big Sky'' si ispira alle passeggiate della band nel centro storico di Niscemi e alla panoramica che si affaccia sulla piana di Gela sul Belvedere e alla sua quiete immensa. ''Promise Land'' nasce da una session priva di serie definizioni, cui si è aggiunto in seguito un testo(e la voce) di Carlo Natoli, mentre ''Black Empire'' si evidenzia come un punto focale, raccogliendo passato, presente e futuro. La canzone omonima del disco, ''Sound Of A Past Generation'' tratta la necessità di avere una socialità ma anche un ambiente di vita più genuino, più vero, più sincero, insomma più naturale. E allora viene spontaneo guardare indietro al punto in cui nessuno aveva infettato niente. Così, in ''Big Black Heart'', che si avvicina alle passate composizioni della band, crea uno scenario di lotta, con un cuore nero nemico degli Entrofobesse. ''Human Condition'' ha visto l'importante intervento di Massimo Caruso, che ha inserito le parti di piano e quello di Carlo Natoli con gli inserti apocalittici nell'incipit e in alcune fasi del pezzo. Il disco si chiude con  ''Suzanne'Silver''in versione remix ad opera di C. Natoli, rispetto al pezzo che la band proporrà durante i concerti; un brano nato di getto in sala prove quando su una ritmica che apparteneva al finale di un altro pezzo è comparsa questa parata di personaggi del loro immaginario pop, alcuni noti, alcuni meno, alcuni del tutto inventati come Rover Jack. Quest'ultimo è stato il titolo che fu dato all'inizio al brano, poi cambiato per omaggiare i Suzanne'Silver che nel testo figurano  diverse volte.