Afterhours & Il Teatro degli Orrori al Beat Festival: Live Report

Afterhours & Il Teatro degli Orrori al Beat Festival: Live Report



E' una domenica bestiale quella che si è vissuta al Beat Festival di Empoli il 27 Agosto 2016: la line up recita "Il Teatro degli Orrori + Afterhours" ed infatti a salire sul palco sono due tra le band più importanti ed influenti dell'alternative rock nostrano. 
Il luogo nel quale è stato organizzato questo brillante festival è il Parco di Serravalle, una distesa infinita di verde che per queste lunghissime giornate di Agosto si è riempita di musica, eventi, stand di vario genere e di tantissimi giovani.
A salire sul grande palco per primi sono i pittoreschi Proclama, che propongono alcuni brani dal loro ultimo album, dal titolo ''La migliore utopia''.
È quindi il turno della band di Pierpaolo Capovilla, e del suo Teatro degli Orrori. La band porta sul palco il suo carico ventoso e potente di noise rock, modificando leggermente la scaletta e dando inizio al loro live con una canzone sul dolore, "Slint", in onore del lutto nazionale portato per le vittime del recentissimo terremoto di Amatrice.
Quel sottilissimo raggio di luce penetra dentro l'intercapedine delle nostre sensibilità, travolgendoci come ad ogni ascolto. Il basso di Favero ci accompagna verso un brano energico sotto ogni sfaccettatura: "Disinteressati e indifferenti", un po' come le chitarre di Batelli e Mirai nell'esplosiva "La paura", madre in questo caso di una violenza legata, però, esclusivamente ad un sound martellante e gustoso, quello scadenzato anche dalla batteria di Valente e dalle tastiere di Laca
E' ancora facile scatenarsi al ritmo di "Cazzotti e suppliche" e della dopante ''Benzodiazepina''.
Il romanticismo scottante di ''E' colpa mia'' infuoca ancor più gli animi e nello stesso modo ci si scatena sulle note di ''Lavorare stanca''. Siamo al momento della lunga lettera al Partito Democratico, il ''Il lungo sonno'' e della poesia di ''Majakowskij''. E dopo l'anti-preghiera di ''Padre Nostro'' è con ''Compagna Teresa'' che Il Teatro degli Orrori saluta il pubblico accorso nel grande Parco del Beat Festival di Empoli.


Il pubblico ha giusto il tempo per riprendersi, e lo fa sulle note di bei brani, come quelli dei The Winstons di Dellera, scelti per anticipare la band più attesa: gli Afterhours.
L'apertura della tappa toscana di questo Folfiri o folfox Summer Tour 2016 è affidata, ancora una volta, ad ''Ophrix'', seguita con l'ingresso della band sul palco di ''Grande'', lo stesso brano che apre questo intensissimo disco. Ritmi affilatissimi accompagnano il live nelle note di ''Ti cambia il sapore'' e ci si scatena sulle verità scritte e cantate ne ''Il mio Popolo si fa''. Ci sono cerchi che chiudono in ''Non voglio ritrovare il tuo nome'' e iniziamo a battere le mani a tempo su ''Ballata per la mia piccola Iena'' e sulla suadente ''La vedova bianca''. Ci sono pezzi che non possono mai mancare; uno di questi ha dato il proprio nome ad uno dei più recenti album degli Afterhours, ''Padania''. Ma come è giusto che sia, essi vanno affiancati da brani storici, nella storia del gruppo, come la psichedelica ''Varanasi baby'', agganciata poi ad una canzone, lucida e razionale, tratta da Folfiri o folfox, ''Né pani né pesci''. 
Il pubblico è in visibilio durante ''Male di miele'', seguita dalla carica di distorsioni portata da ''Centuximab'', che lascia poi lo spazio dell'intero palco a Manuel Agnelli e ad una tastiera, colmando il silenzio ed il raccoglimento attorno ad un brano devastante come ''L'odore della giacca di mio padre''. ''Il sangue di Giuda'' è un brano che porta sempre un certo scuotimento dei sensi, soprattutto quando è seguito dalla spettrale ma infuocata ''La sottile linea bianca'', ed è bellissimo fare parte della gente senza appartenere a niente mai in ''Costruire per distruggere''.
Si salta con gioia, tutti assieme ad Agnelli, su ''Fra i non viventi vivremo noi'', con quell'alito sul collo che recitano le parole ''E' una madre piena di attenzioni il pubblico che abbiamo noi, ma alla mamma non disobbedire o saranno guai!''.
Archi ed estrema (e rinnovata) bellezza intonano ''Se io fossi il Giudice'',  e la situazione è movimentatissima grazie a ''La verità che ricordavo'' e ad un brano ''nuovo, per l'occasione'' come ''Strategie''. Si fischietta con gaudio in ''Non è per sempre'', andando poi a dedicare alle vittime degli eventi degli scorsi giorni un brano profondo come ''Quello che non c'è''.
Purtroppo, niente è per sempre, nemmeno i concerti degli Afterhours
E i saluti si accompagnano alla meravigliosa ''Bye bye Bombay''.
Anche stavolta, gli Afterhours hanno dimostrato il motivo fondante del proprio successo, ovvero un'alchimia estrema e visibile, capace di sfociare non solo nella composizione, ma anche nelle sempre più affollate performances portate sui palchi di tutto il paese.

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