Nightguide intervista Kid Dee dei The Adicts

Nightguide intervista Kid Dee dei The Adicts


Gli Adicts sono una band punk rock nata nel 1975 nel Suffolk, Inghilterra; sono stati una delle band più importanti del punk anni 80 e ora, a quarant'anni dalla loro nascita, continuano a suonare in giro per il mondo attraendo persone sempre diverse. Sono una delle poche punk band ad aver curato in tutti gli aspetti la loro immagine fin dall'inizio, e ad aver inserito negli album elementi come violini e bonghi prima che il folk punk andasse di moda. Il loro ultimo disco, And it was so!, è uscito da poco per la Nuclear Blast, e abbiamo avuto l'onore di parlare con Michael "Kid Dee" Davidson, batterista della band.





Avete iniziato a suonare insieme nel 1975, se non mi sbaglio.
Io e Pete si, siamo fratelli sai? (ride) Abbiamo iniziato a suonare in giro, e avevamo parecchie influenze come i New York Dolls e band simili. Abbiamo iniziato a suonare...oddio, all'inizio non sapevamo proprio suonare!


A me non dispiacevate! Ma il discorso è che siete ancora attivi, e questa longevità è rara da trovare in una punk band degli anni 70.
Non so ancora come ci siamo riusciti! (ride) Abbiamo ancora energia, e parecchi ragazzino me lo chiedono: come fate a suonare ancora, avete passato i sessanta! E non lo so, saliamo sul palco e suoniamo, viviamo giorno per giorno! Siamo come una famiglia ormai.


E' bello da sentire, anche perché siete una delle poche band che ha davvero messo un sacco di impegno nei costumi e nel trucco di scena.
Si, abbiamo vissuto la fine dell'epoca rock n'roll quando eravamo giovani, negli anni '60, e negli anni '70 c'è stato il periodo dell'heavy metal con gli Zeppelin o i Black Sabbath...poi è arrivato il glam, con Bowie, T-Rex, Alice Cooper. Siamo cresciuti con questa musica, e quando abbiamo fondato la band non volevamo essere solo l'ennesimo gruppo punk: abbiamo amalgamato la nostra rabbia giovanile con buona musica e la moda di un certo tipo. E poi ci abbiamo messo il glam, con la faccia dipinta di Monkey. Tenere tutto insieme è stato davvero difficile all'inizio, perché nemmeno i punk rockers in principio non ci capivano: magari stavamo suonando un bel pezzo punk, ma poi ci partiva un tango, o qualcosa di cinese...ci è sempre piaciuto mischiare le cose.


Infatti credo siate stati una delle poche band punk che hanno iniziato a usare strumenti come i bonghi o i violini fin dall'inizio.
Si, infatti fin dall'inizio la gente comprava il disco e pensava: wow, questo è proprio un disco punk classico...ma c'è dentro un tango! Poi c'erano i violini, nel terzo disco c'erano le tastiere. Non abbiamo paura di fare le cose in modo diverso, non l'abbiamo mai avuta. 


Avete anche suonato Beethoven se non mi sbaglio!
Esatto! Eravamo anche parecchio influenzati dalla musica classica, ci piace molto. Ormai non abbiamo più paura di fare nulla! (ride)


Puoi dirci qualcosa dell'ultimo disco, And it was so?
Certo! Ho lavorato alla creazione di quasi tutti gli album, mi vengono parecchie idee! Quando siamo insieme proponiamo le idee e ci lavoriamo, ci divertiamo parecchio. And it was so fra l'altro è una gran canzone, una delle migliori che abbiamo mai fatto: ci sono davvero tante influenze la dentro. Nei live suoniamo un bel po' di roba nuova, e per ora la risposta della gente è stata molto positiva.


Siete in tour coi Toten Hosen adesso? Come va?
Sono fantastici, ci avevamo già suonato nel 1993: li abbiamo presi con noi che erano una band giovanissima, e abbiamo fatto due o tre interi tour con loro. Non sai mai cosa succederà: i Toten Hosen sono diventati importantissimi ora! Siamo cresciuti insieme, in un certo senso.


Tornerete anche in Italia prima o poi?
L'anno prossimo probabilmente gireremo tutta l'Europa, quindi spero che riusciremo a venire anche da voi.


Non vi ho mai visti dal vivo, quindi mi piacerebbe!
Non ci hai mai visti dal vivo? Sei ancora vergine dei nostri concerti! (ride) Di dove sei?


Sono nata nel 1986, ero un po' giovane negli anni 80! Sto vicino a Firenze.
Allora parlerò con chi di dovere e gli dirò di mettere una data li vicino, così potrei perdere la tua Adicts Virginity! (ride) In effetti siamo stati spesso in Italia, l'ultima volta a Genova un paio di anni fa.


Perfetto! A parte tutto, voi avete vissuto la vera era del punk, credi che adesso ci sia ancora qualcosa del genere?
Non è facile da dire, voglio dire, stai parlando con un uomo che ormai si è lasciato alle spalle la rabbia giovanile! (ride) Vediamo persone diverse ogni volta che suoniamo, e diversi tipi di punk: se suoniamo in America ci sono un sacco di ragazzini e ragazzine, non è particolarmente hardcore, è una nuova era, ed è bello da vedere. Quando suoniamo in America vedi mamma e papà uscire dalla macchina con la cresta, e portare con se i figli: è una nuova generazione. poi magari andiamo in Sud America, e li il movimento punk è enorme, l'Europa poi è ancora un altro discorso. Noi Adicts siamo molto fortunati, perché abbiamo sempre una nuova audience per cui suonare: non suoniamo solo per i punk della nostra età, per qualche ragione attiriamo anche ragazzi giovani, vuol dire che qualcosa di buono lo stiamo facendo. Credo sia anche perché gli Adicts dal vivo sono diversi da ogni altra band, noi mettiamo su uno show vero e proprio. 


E' possibile che in effetti abbia visto monkey con un costume da farfalla nel video?
Esatto, lo mette quando sale sul palco! sai, sono qui bloccato in un hotel a Berlino e ho appena rivisto il video...


Fa freddo a Berlino?
Oh Dio non puoi capire quanto. Si congela. 


Ok, ultima domanda: hai qualche consiglio per i ragazzi che stanno mettendo su una band adesso?
Certo: keep punk rocking! Lo dico sempre. Quando i ragazzi vengono da noi e ci danno i loro demo sono sempre felice, e ogni volta che torno a casa me li ascolto tutti. E' rinfrescante sentire la loro musica, vedere ragazzini prendere in mano la chitarra e suonare. Quello che è davvero bello, ora, è che il punk non è un'uniforme. Anche in Inghilterra, per esempio, ci sono un sacco di band punk e hardcore che suonano, e non sembrano punk se li vedi, ma hanno quell'attitudine. E anche all'inizio dicevo sempre che non devi sembrare per forza un punk per essere un punk: è tutto sulla ribellione al sistema, devi suonare qualcosa di diverso. E' così facile sembrare un punk, ma esserlo davvero è tutta un'altra storia. Quell'attitudine ti serve. Il punk è diventato moda, un modo di vestirsi, e immagino sia anche per questo che noi Adicts ci siamo creati un nostro stile. Non volevamo essere il classico gruppo con le giacche di pelle.


Esatto, voi eravate drughi!
Si, eravamo drughi! Ma ora vedi i ragazzini che pestano sulla batteria, suonano la chitarra, ed hanno quell'attitudine incredibile che c'era all'inizio, e che mi piace da impazzire. Dico solo di andare avanti, non sai mai cosa c'è dietro l'angolo, non sai mai cosa succederà: se ripenso al giorno in cui abbiamo suonato in America per la prima volta e abbiamo visto i Rancid, i Pennywise...non li conosceva nessuno, e guardali adesso! La stessa cosa è successa ai Green Day. Non sai mai cosa accadrà, devi continuare a lavorare. Quando un ragazzino prende in mano una chitarra non sai mai cosa succederà.


Hai parecchia fiducia nell'umanità.
Certo! Keep rocking!


E' bello, anche perché qui a Prato c'è una scuola dove insegnano ai ragazzini dai 9 ai 12 anni a suonare rock insieme.
Dovete incoraggiarli! Dico sempre che il punk rock non paga le bollette, lo fai perché ti piace! Abbiamo iniziato in un garage da ragazzini, e 40 anni dopo siamo ancora in giro. Siamo parecchio fortunati, certo, ma non sai mai cosa succederà. 

interviste, nuclear blast, the adicts

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