Max, lo studente austriaco che porta in tribunale Facebook

Max, lo studente austriaco che porta in tribunale Facebook


Class action per la privacy violata: firmano in 25mila. Chiesto un risarcimentodi 500 euro ad utente. L'azione già assegnata a un giudice di Vienna
 
Nel 2011 lo studente di legge austriaco Max Schrems, oggi 26enne, venne colpito dalle parole di un avvocato di Facebook specializzato sulla privacy: «Gli europei hanno leggi sulla privacy intelligenti, ma tu puoi comunque fare praticamente tutto quello che vuoi e non ti succederà niente». In quel momento Schrems si trovava per motivi di studio alla Santa Clara University nella Silicon Valley, in California. Da giovane giurista iniziò ad approfondire l'argomento con una ricerca proprio su Facebook: sfruttando il diritto all'accesso alle banche dati previsto dalle leggi europee - applicabili a Facebook visto che il sito di Mark Zuckerberg ha installato in Irlanda i server che gestiscono gli utenti al di fuori di Canada e Usa - chiese al colosso di Menlo Park che gli fossero comunicate tutte le informazioni accumulate su di lui. Ne venne fuori un mega-dossier di oltre 1.200 pagine: un fiume di dati personali, compresi tutti i messaggi scambiati, anche quelli che Schrems pensava di avere cancellato. Scandalizzato dalla schedatura che senza saperlo aveva permesso al social network, decise di rendere nota la vicenda e il suo stesso dossier, che fece il giro della Rete, e di citare in giudizio Facebook in Irlanda. 
Da qui è data l'indagine dell'autorità antitrust di Dublino che a dicembre 2011 ha raccomandato al colosso fondato da Zuckerberg una serie di modifiche sostanziali al regime di gestione dei dati personali, consentendo agli utenti una maggiore gestione della privacy, aumentando la trasparenza su come i dati vengono usati per vendere pubblicità e imponendo la restrizione del riconoscimento facciale degli utenti attraverso le foto postate.
 
Il tribunale irlandese non ha invece dato risposte in questi tre anni, forse anche per motivi politici, sostiene Schrems, diventato una celebrità fra gli attivisti pro-privacy in Internet. Così ha deciso di alzare il tiro ricorrendo al tribunale che conosce meglio, quello di Vienna, la sua città. Con una decina di amici e colleghi ha messo in piedi un gruppo e un sito, Europe vs Facebook, avviando una sorta di class action. Tecnicamente non si tratta di un'azione come quelle americane, non previste dall'ordinamento austriaco, ma di una causa per danni alla quale ogni utente può aggregarsi gratuitamente delegando il primo denunciante, che è appunto Schrems. In appena una settimana sono arrivate 25 mila adesioni. E l'azione legale è già stata assegnata a un giudice. Secondo Schrems le violazioni della privacy da parte di Facebook sono tante: da una presunta impropria ricerca del consenso per la raccolta dei dati alla collaborazione con il programma di schedatura «Prism» della Nsa fino al tracciamento degli utenti anche fuori dal social network (utilizzando il tasto «mi piace»). La richiesta di danni è poco più che simbolica, sottolinea Schrems nel suo sito: 500 euro ad utente, che comunque moltiplicati per i partecipanti - sottolineava ieri il Financial Times - potrebbero costare a Facebook 12,5 milioni di euro. 
Un'azione del genere non è comunque gratis. Alle spalle di Schrems c'è un'organizzazione tedesca di finanziamento di spese legali, la RolandProzessFinanz, di Colonia, che in cambio incamererà 20% di quanto eventualmente recuperato. Anche per questo motivo la reazione di Facebook è stata dura: «È più una questione di pubblicità che di protezione delle persone. Non sorprende che la percentuale di utenti iscritti alla causa sperando nei 500 euro sia così ridotta». Schrems sostiene invece che vuole ottenere da parte di Facebook il rispetto delle leggi europee e di volere incidere anche sullo stesso modello di business del gruppo di Zuckerbeger, oggi basato sulla profilazione degli utenti a scopo pubblicitario. «Se vinceremo, anche le altre società internet dovranno adeguarsi». 
Al di là delle questioni legali il tema della privacy in rete si è imposto prepotentemente in particolare da quando l'ex contractor americano Edward Snowden ha rivelato il sistema di sorveglianza di massa della National security agency e di altre agenzie degli Stati Uniti anche attraverso l'accesso ai dati sensibili ottenuti da colossi come Facebook, Google, Yahoo!. Proprio in questi giorni le preoccupazioni sulla difesa della riservatezza delle comunicazioni sono aumentate da quando si è scoperto che Google ha individuato nella posta elettronica di un utente alcune foto pedopornografiche, segnalandole alle autorità. Anche Facebook, come riporta il sito Business Insider, ha ammesso di utilizzare un analogo sistema di tracciamento delle mail. Ma se contro la pedofilia online va bene anche la scansione delle mail, i timori sono per la possibilità materiale di accesso ai dati personali da parte dei colossi della Rete. 
DI Fabrizio Massaro
Fonte: Corriere.it

Articoli correlati

News

La primavera di Alberto Salaorni & Al-B.Band: 20/4 Palariso - Isola della Scala (VR), 24/4 Signorvino - Affi (VR)

19/04/2024 | lorenzotiezzi

    voce e chitarra a cura di alberto salaorni, al basso davide rossi e sul palco tanti altri eccellenti musicisti: la musica della al-b.Band mette sempre energia. ...

News

Mix Factor Vol 4 – Indiependance, il 24/04 ad Ibiza la presentazione del nuovo libro di Riccardo Sada 

19/04/2024 | lorenzotiezzi

      al dunes di a playa d'en bossa mercoledì 24 aprile 2024 va in scena un evento consueto per l'inizio della stagione sull'isola. E' un jango records showc...

News

Cenando & Ballando, il 19 aprile 2024 Glow @ Yacht Club Como ed il 25/4 al Ciani Lugano (sold out)

18/04/2024 | lorenzotiezzi

          cena d'eccellenza in ogni stagione (primavera compresa), musica,  divertimento & bollicine... Ecco il perfetto mix di cenando & ballando. L'infinit...

424677 utenti registrati

17092400 messaggi scambiati

17583 utenti online

28010 visitatori online